In Italia vi sono delle categorie di docenti particolarmente afflitte dal fenomeno del precariato storico: tra le più penalizzate figura senz’altro quella degli insegnanti di religione. È tutto dire che rispetto ad una media nazionale degli insegnanti ormai attorno al 25%, per gli insegnanti di religione la percentuale è doppia. Addirittura superiore, il numero dei precari supera il comparto del sostegno, che si contraddistingue per il 40% di supplenze annuali. Negli ultimi 15 anni si sono infatti creati oltre 10 mila precari.
Per l’Anief il concorso, in attuazione della Legge 159/2019 e da bandire entro la fine di questo mese, non va fatto. Il sindacato lo ha ribadito con una specifica mozione presentata e approvata durante il terzo Congresso nazionale svolto in settimana per opporsi alla soluzione concorsuale proposta dal ministero dell’Istruzione, che andrebbe a stabilizzare pochissimi docenti di Religione cattolica. E il sindacato sta facendo tutto ciò che è nelle sue possibilità per opporsi: una delle mozioni approvate dai delegati del giovane sindacato è stata quella sull’esigenza di attuare ‘procedure snelle di reclutamento a tempo indeterminato con graduatorie per titoli e servizio’. Per il giovane sindacato bisogna realizzare le immissioni in ruolo, alla luce dell’art. 1Bis, comma 3, della Legge 159/2004, di tutti i colleghi presenti nelle graduatorie regionali su base diocesana del concorso 2004. È inoltre indispensabile produrre il riconoscimento dei titoli e servizio e l’immissione in ruolo per i precari con 36 mesi di lavoro, tenuto conto che ci sono colleghi con oltre 20-30 anni di precariato: si tratta di non meno di 7 mila docenti. Tra le proposte dell’Anief c’è anche una Commissione di lavoro per invitare il Ministero ad istituire una classe di concorso dedicata agli insegnanti della disciplina di Religione cattolica. La mozione arriva dopo che il sindacato autonomo ha fatto presentare degli emendamenti al Disegno di Legge di Bilancio 2021 finalizzati sia all’estensione del concorso riservato al personale con servizio di insegnamento di religione cattolica, sia alla stabilizzazione di tutti i precari storici della categoria dimenticata.
Le supplenze nelle scuola hanno assunto proporzioni inaccettabili: il record dei posti vacanti e la conseguente reiterazione dei contratti a termine per più di 200 mila precari ha generato una miriade di reclami collettivi presentati in Consiglio d’Europa, con una procedura d’infrazione – la 4231/2014 – pendente presso la Commissione europea. E si rimane, in particolar modo, in attesa del giudizio su cui si dovrà esprimere la Corte di Giustizia UE, sulla causa C-282/19.
LA RICHIESTA DEL SINDACATO
Stando così le cose, in considerazione dell’attuale situazione di precariato sempre maggiore, il sindacato Anief chiede di autorizzare con successivo decreto del ministero dell’Istruzione l’istituzione di una graduatoria per titoli ai fini dell’assunzione di 7 mila insegnanti di religione cattolica su posti vacanti e disponibili con più di 24 mesi di servizio a tempo determinato nelle istituzioni scolastiche del servizio nazionale d’istruzione, con l’aumento delle attuali autorizzazioni per le immissioni in ruolo già attuate.
IL CONCORSO DA NON FARE
Mentre il concorso ordinario tout court, che vuole attuare l’amministrazione, non va svolto. Per ribadirlo il sindacato ha presentato una mozione: nella mozione si chiede il riconoscimento, alla luce del DL 34 art. 235, della necessità di garantire, tra le professionalità dell’organico aggiuntivo prevista per l’emergenza epidemiologica anche la presenza di personale docente di religione cattolica, data la pari dignità culturale dell’insegnamento rispetto a quello delle altre materie, come affermato dalla Legge 121/1985 e dato che l’insegnamento della Religione cattolica è collocato nel quadro delle finalità della scuola, come stabilito DPR 175/2012 e come stabilito dal D.Lvo n.59/2004 e il D.L.vo n.226/2005 prevedono che l’orario annuale delle lezioni sia comprensivo della quota riservata all’insegnamento della disciplina.