Pubblichiamo alcuni spunti tratti dal rapporto finale redatto dal Comitato di Esperti istituito dal Ministro dell’Istruzione con DM 21 aprile 2020, n. 203 denominato “Idee e proposte per una scuola che guarda al futuro” e coordinato dal Prof. Patrizio Bianchi, neo Ministro dell’Istruzione.
FORMAZIONE INIZIALE
La formazione iniziale dei docenti pertanto necessita di un modello formativo strutturato, articolato e integrato al tempo stesso, volto a sviluppare una consapevolezza teorica, storica e culturale delle finalità e delle funzioni della scuola, e del significato del suo compito formativo e educativo. Tale modello dovrebbe costituire il quadro di riferimento per imparare a insegnare. Non può coincidere con gli attuali 24 CFU (progettati come propedeutici e invece al momento coincidenti con la totalità della formazione degli insegnanti).
Punti-chiave qualificanti per l’articolazione del percorso di formazione iniziale sono:
- La necessità ineludibile di un percorso di formazione sufficientemente strutturato (almeno 1 anno) che faccia riferimento alle aree di competenza sopra descritte.
- Il percorso deve essere articolato in: insegnamenti, laboratori, tirocinio. Facendo tesoro dell’esperienza maturata nei corsi di laurea in Scienze della formazione primaria, nei corsi SISS e TFA e nei corsi di specializzazione per il sostegno, una formazione di qualità dell’insegnante richiede l’integrazione fra l’approfondimento teorico di contenuti provenienti dalla ricerca più avanzata con la sperimentazione di pratiche in contesti simulati, ed infine con l’immersione nel contesto scolastico corredata da una riflessione sulle pratiche.
- Il percorso deve essere basato sull’integrazione e alternanza ‘teoria-prassi’.
- La stretta collaborazione scuola-università e AFAM.
- Il tirocinio articolato in: tirocinio diretto e tirocinio indiretto/riflessivo.
RECLUTAMENTO E FORMAZIONE INIZIALE
Nel documento si legge che procedure di bando dei concorsi sono troppo rare, lente e macchinose, con il risultato di avere concorsi troppo affollati, e quindi bisognosi di metodi sbrigativi per sfoltire i candidati, almeno in una prima fase, esposti a un vasto contenzioso che, oltre a rendere precari i risultati delle procedure, le espone spesso al discredito da parte degli stessi partecipanti e dell’opinione pubblica.
I meccanismi di reclutamento più recenti danno troppo poco rilievo alle competenze acquisite dai candidati, risultando non collegati con il sistema della formazione iniziale, dando quindi troppo poco rilievo alle competenze non solo d’ordine disciplinare, ma alle competenze relazionali, pedagogiche, didattiche, progettuali e valutative acquisite dai candidati.
Le proposte presenti nel documento sono:
- Le competenze, acquisite attraverso una formazione universitaria specifica, organica, strutturata, adeguatamente programmata in coerenza con le esigenze del sistema, e all’eventuale esperienza acquisita nell’attività pre-ruolo, da integrare attraverso una formazione successiva, devono invece conquistare un peso fondamentale nel reclutamento.
- L’enorme numero di precari accumulatosi in questi anni richiederà soluzioni anche di natura transitoria, capaci di coniugare la rapidità delle procedure con il rigore delle selezioni. Si può pensare a procedure di stabilizzazione temporanea riservate agli attuali precari cui far seguire percorsi formativi con prove finali selettive da definire con successive disposizioni. Si può tuttavia ritenere che percorsi universitari abilitanti potrebbero costituire, a regime, il canale strutturale di reclutamento per concorsi da effettuarsi con frequente periodicità, in misura tale da soddisfare tempestivamente i fabbisogni, rivedendo al contempo periodicamente, e semplificando, le classi di concorso.
- Inoltre, l’attuale assetto della carriera del personale docente si basa su una progressione retributiva per anzianità. Come è noto vi è da tempo in Italia un dibattito sulla necessità di creare una carriera dei docenti basata non soltanto sull’esperienza acquisita ma anche su altri criteri qualitativi. Auspichiamo che tale dibattito possa essere ripreso e rilanciato con il massimo grado possibile di partecipazione e condivisione. Riteniamo che la formazione in servizio debba avere un ruolo importante tra i requisiti che potranno essere utilizzati nella costruzione della carriera.